Il lavoro dell’interprete non sempre evoca immagini avvincenti. Magari uno pensa soltanto a chi lavora ai congressi internazionali o alle noiose riunioni di affari, ma l’interpretariato è molto di più. Può essere molto vario e divertente.
Come interprete di italiano e olandese sono spesso chiamata dal notaio per la compravendita di una casa, un lavoro non molto avvincente, ma comunque interessante perché mi permette di conoscere molti italiani che per diversi motivi vivono in Olanda. In altre occasioni ho accompagnato clienti olandesi nei loro viaggi in Italia. Una volta al nord (Friuli-Venezia Giulia) per un progetto di occhiali da sole e un’altra al sud (Puglia) per un progetto di beni immobili. Così, il lavoro mi ha permesso di viaggiare. Un’altra volta ho prestato servizio come interprete per un regista italiano durante le interviste di alcuni giornalisti olandesi all’aeroporto di Rotterdam. E un’altra volta ancora sono andata addirittura in tribunale per un giudizio di legittimità: il giudice doveva accertare se c’era una base legittima per arrestare una persona di nazionalità italiana a Rotterdam. Quello sì che è stato un incarico avvincente.
Mi chiamano spesso per fare l’interprete in diverse fiere. Si tratta di assistenza nella comunicazione tra le aziende italiane che vorrebbero vendere i loro prodotti in Olanda e i loro potenziali clienti. Nella maggiore parte dei casi sono prodotti tecnici, per esempio serbatoi, blocchi di gomma per l’arredamento stradale o plastiche rinforzate con fibra di vetro. Eh sì, un interprete deve avere conoscenza di tante cose, deve sapere un po’ di tutto. Un lavoro del genere aiuta la competenza linguistica, perché ti porta a conoscere tante parole strane e difficili.
Sono giornate lunghe e intense, ma in fiera c’è sempre una bella atmosfera. Una volta sono stata molto fortunata, quando mi hanno chiamato per fare l’interprete ad una fiera di vini. Non solo ho potuto approfittare del buon cibo e del buon vino serviti alla fiera ma, finito il lavoro, sono tornata a casa – leggermente brilla – con una scatola di vini.
Ma la ciliegina sulla torta è capitata due anni fa quando mi hanno chiamato per un lavoro molto speciale, di sabato sera tardi. Non è il mio momento preferito per lavorare, ma il cliente mi ha detto che si trattava di un famosissimo dj italiano che chiedeva assistenza linguistica durante la sua esibizione ad una festa a tema ‘anni novanta’.
Quando mi ha detto il suo nome, non ho più esitato. Così una sera d’estate mi sono ritrovata dietro le quinte del festival Back-to-the-nineties, aspettando niente di meno che Gigi d’Agostino. È arrivato un’ora prima del suo spettacolo, in un furgoncino blindato, come una vera star. Poco prima di salire sul palco ho tradotto le sue esigenze in olandese e poi, mentre lui metteva la musica, io potevo ballare. Non male per un lavoro di interpretariato, no?
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